Chi sono

Sono nata con un destino che lasciava poco spazio persino alla speranza. Ma la vita ha scelto di scrivere per me pagine diverse.

La mia vita con la paralisi cerebrale infantile

Sono nata con una diagnosi che sembrava spegnere ogni speranza.
Mia madre Mirella è volata in cielo nel darmi alla luce.
Il mio primo respiro ha portato con sé la vita… e il dolore dell’assenza.
Secondo i medici, la mia sarebbe stata un’esistenza vuota, senza futuro.

Ma la vita, a volte, può essere  sorprendente.

La paralisi cerebrale infantile è una condizione che rende ogni gesto una conquista.
Il cervello non riesce a comunicare nella giusta maniera con i muscoli: il corpo diventa rigido, i movimenti incontrollabili.

Convivo con la tetraparesi spastica distonica: i miei quattro arti, a volte, si muovono  come schegge impazzite.

Dall’esterno tutto questo può sembrare una condanna.

Io, invece, l’ho trasformata in una sfida quotidiana.

La mancanza di ossigeno al momento della nascita ha inciso per sempre sul mio cervello, compromettendo irrimediabilmente le aree che governano la parola e i movimenti.

“Non parlerà.
Non camminerà.
Non avrà mai una vita autonoma”.

Per ogni specialista interpellato, il verdetto non cambiava:
niente futuro, solo un po’ di riabilitazione avrebbe, forse, reso la mia vita più sopportabile.

Per ogni specialista interpellato, il verdetto non cambiava: niente futuro, solo un po’ di riabilitazione avrebbe, forse, reso la mia vita più sopportabile.

Anche di fronte ad una diagnosi così severa, mio padre non ha mai piegato la testa.

Al suo fianco due donne straordinarie hanno cambiato il corso della mia vita.

Adriana, la sua seconda moglie, che per me è semplicemente mamma, e mia zia Dora, che mi ha accolta tra le sue braccia appena uscita dall’incubatrice, riempiendomi di un amore che ancora oggi mi sostiene.

È stata mamma Adriana ad insegnarmi a parlare, a leggere, a scrivere ma, soprattutto, a credere che nessuna diagnosi avrebbe mai potuto decidere chi sarei diventata.

Ogni traguardo che per gli altri era scontato, per me è stato una conquista sudata e per questo ancora più preziosa.

Non tutte le scuole mi hanno accettata, ma nonostante tutto, ho continuato a studiare, sino a conseguire la laurea in Giurisprudenza ed a diventare avvocato.

L’impossibile, grazie alla perseveranza ed al sostegno della mia famiglia, è diventato realtà.

Oggi sono una giornalista freelance, scrivo per testate nazionali e locali, e porto avanti battaglie di diritti e inclusione.

Ho viaggiato, tanto da essere riuscita ad assaporare momenti che pensavo fossero riservati ad altri e non a me.

Vivo a Ravenna, mi muovo in carrozzina e ho un’assistente personale che mi aiuta nelle attività quotidiane: la mia indipendenza me la sono guadagnata, passo dopo passo, con ostinazione e amore per la vita.

Non ho mai rinunciato alle passioni che colorano da sempre le mie giornate:
la pittura, la scrittura, la poesia.

Ho pubblicato raccolte in versi e racconti ed ho fondato AboutPeople, un Magazine in cui le storie di fragilità diventano forza e testimonianza.

Eppure, sopra ogni cosa, la mia vera, instancabile passione resta la vita stessa.

So cosa significhi ricevere una diagnosi che sembra chiudere tutte le porte.

Per questo il mio pensiero va a quei genitori che si trovano ad affrontare diagnosi simili a quella che ricevettero i miei genitori.

A loro voglio dire: non arrendetevi.

Non fermatevi davanti a numeri, referti e statistiche.

Guardate oltre.

Riempite la vita dei vostri figli di amore, di fiducia, di perseveranza.

La salita sarà dura, ma ogni passo potrà condurre a quel traguardo che oggi non riuscite nemmeno ad immaginare.

La speranza non è un’illusione.

È una forza concreta, in grado di ribaltare i destini di ciascuno di noi.

Io sono qui a raccontarlo, la prova vivente che anche dietro la diagnosi più buia può nascondersi una luce inattesa.