Questo è lo spazio in cui ci impegneremo ad abbattere le barriere ed i tabù radicati nella cultura sociale dei nostri giorni, inerenti alla dimensione affettiva e sessuale delle donne con disabilità, con uno sguardo alla sessualità maschile.
Si è soliti pensare alla persona disabile come ad un individuo asessuato, privo di sentimenti, emozioni, pulsioni e desideri.
Vi è un evidente rifiuto insito nell’immaginario sociale, nel non considerare il mondo emozionale della disabilità.
Una “disattenzione” che trova la sua ragion d’essere in una serie di fattori quali reticenze, silenzi ed ipocrisie, che possono avere ripercussioni importanti anche sulle informazioni ed i servizi utili per la tutela della salute psico fisica e dei diritti umani di queste persone.
Nel 2001 l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, ha equiparato il diritto alla salute sessuale ai diritti umani, un riconoscimento importante, tuttavia non abbastanza forte per incidere in maniera determinante sul modo di pensare al disabile come ad una persona con una propria sfera intima, che ha bisogno di amare e di essere amata, di vivere i propri sentimenti e la propria intimità, oltre che ad avere necessità di poter accesdere ai servizi dedicati alla cura, alla salute sessuale e riproduttiva, a ricevere informazioni corrette in relazione alla sessualità, ad essere rispettata nella sua integrità fisica e ad avere diritto ad intrattenere relazioni sessuali, sposarsi e decidere se e quando avere bambini.
A te,
che hai fatto della tua vita lo spettacolo straordinario, di cui mi onoro di aver fatto parte, usando gli ostacoli per aprire le finestre dell’intelligenza altrui.
Tu, che non ti sei mai arreso alle difficoltà né mai rinunciato a ricercare la felicità.
Un impegno sociale il tuo, costante, incisivo ed, al tempo stesso discreto com’eri tu, convinto sostenitore di grandi battaglie civili, sempre accanto ai più fragili.
Antonio, avvocato ed instancabile attivista, difensore dei diritti delle persone con disabilità.
Un impegno sociale che solo il progredire inesorabile della malattia è stato in grado di arrestare.
Il suo sogno era quello di battersi per il riconoscimento del diritto all’affettività ed alla sessualità delle persone con disabilità, termine con cui preferiva essere definito.
Un tema a lui caro, al quale stava lavorando, nella convinzione che la comunicazione e la divulgazione di argomenti così delicati, potessero sfatare un tabù su un argomento di cui si parla ancora troppo poco, come fosse qualcosa di cui aver pudore.
Ringrazio affettuosamente la famiglia di Antonio che ha voluto fortemente che prendessi il suo testimone, in una delle battaglie più ardue da combattere.