Ti sei mai chiesto quanto tempo il tuo bambino con un disturbo del neurosviluppo trascorre davvero davanti a uno schermo?
E soprattutto: quel tempo viene usato per crescere e riabilitarsi, o solo per “staccare la spina”?
Potresti pensare che i dispositivi siano strumenti preziosi per l’apprendimento e la terapia.
La realtà, secondo un nuovo e fondamentale studio italiano, è molto diversa e decisamente più allarmante.
L’IRCCS Eugenio Medea – Istituto di Ricovero e Cura a carattere scientifico- ha svelato una tendenza che non possiamo più ignorare: molti bambini con condizioni come autismo, disabilità intellettiva e disturbi dell’apprendimento superano di gran lunga i limiti di tempo davanti allo schermo raccomandati, ma lo fanno per scopi puramente passivi.
In altre parole: lo schermo è un passatempo, non uno strumento di aiuto. E questo ha implicazioni enormi per il loro sviluppo.
Passività Totale: Lo Schermo Non È Amico della Riabilitazione
Lo studio ha analizzato i dati di 407 bambini e bambine e 352 famiglie, offrendo un quadro chiaro e preoccupante dell’uso dei media digitali in questa popolazione.
I punti chiave che dovresti conoscere sono chiari: molti bambini, specialmente i preadolescenti e adolescenti, passano troppe ore davanti ai dispositivi, eccedendo i limiti raccomandati dalla SIP -Società Italiana di Pediatria -.
La televisione è ancora il dispositivo più utilizzato, seguita dallo smartphone, mentre Tablet e console sono usati molto meno. L’attività dominante è la visione di video e cartoni animati (81%), spesso in solitudine, seguita dall’uso di videogiochi (37%). Nonostante l’enorme potenziale, solo una minoranza utilizza questi strumenti per scopi educativi o riabilitativi.
Il loro uso è prevalentemente passivo e ricreativo.
Questo ci dice che, per la maggior parte, il tempo davanti allo schermo è tempo perso, o peggio, tempo che sottrae a interazioni e terapie più efficaci.
Perché i Bambini Neuroatipici Sono Più a Rischio?
Perché questa popolazione è così incline all’uso passivo degli schermi? Non è solo questione di “voglia di giocare”.
Ci sono fattori legati alla loro condizione che li spingono verso attività meno impegnative.
Ad esempio, i Deficit Funzionali possono rendere frustrante l’interazione con dispositivi più attivi (come console o app interattive complesse). Inoltre, le Difficoltà Cognitive ed Emotive spesso indirizzano verso attività solitarie e che richiedono meno sforzo cognitivo o emotivo, come guardare un video passivamente.
L’Effetto a Catena: Stress Genitoriale
L’elemento più sorprendente e delicato riguarda il ruolo dei genitori.
I ricercatori hanno riscontrato un legame diretto tra lo stress genitoriale e l’aumento del tempo davanti allo schermo dei figli.
Come spiega Niccolò Butti, psicologo e primo autore dello studio: “Permettere ai bambini l’uso dei media digitali può servire come strategia di adattamento per i genitori e offrire un sollievo temporaneo dal comportamento e dalle richieste del proprio figlio.”
L’uso dello schermo diventa, in alcuni casi, una scorciatoia per gestire momenti di crisi o per ottenere un attimo di tregua.
Anche se solo una piccola parte dei genitori ammette di usarlo come “ciuccio digitale” per calmare il bambino, l’effetto è statisticamente significativo, specialmente nei casi di autismo o disabilità funzionale più grave.
Le Linee Guida Esistenti Non Ti Bastano
L’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità – e la SIP offrono linee guida chiare per i bambini a sviluppo tipico: nessuna esposizione sotto i 2 anni, un massimo di 1 ora al giorno tra i 2 e i 5 anni e meno di 2 ore al giorno tra i 5 e gli 8 anni.
Tuttavia, questi limiti non tengono conto delle sfide uniche dei bambini neuroatipici.
Circa un terzo dei bambini in età scolare (6-10 anni) con queste condizioni supera i limiti raccomandati dalla SIP.
La Soluzione: Personalizzazione e Supporto
Lo studio Medea lancia un messaggio fondamentale: abbiamo bisogno di linee guida personalizzate e politiche di supporto che non si limitino a dire “spegni lo schermo”, ma che insegnino a usarlo in modo costruttivo.
Il potenziale dei dispositivi digitali per la riabilitazione, il supporto alla comunicazione e le attività scolastiche è ancora ampiamente sottoutilizzato.
Come afferma Rosario Montirosso, responsabile del Centro 0-3 dell’IRCCS Medea: “è importante sia per gli operatori che per i genitori conoscere anche i [potenziali] rischi, sebbene ci siano molti benefìci nell’utilizzo delle nuove tecnologie per i nostri bambini.”
Il Tuo Prossimo Passo (La CTA)
Hai scoperto che il problema è più complesso del previsto: non si tratta solo di quanto tempo, ma di come viene speso questo tempo, e di quanto il tuo stesso stress possa influenzare la situazione.
Cosa puoi fare ora? Il tuo compito è agire subito.
Chiediti se il dispositivo sta insegnando qualcosa a tuo figlio o lo sta solo intorpidendo; cerca attivamente app e giochi progettati per la riabilitazione o l’educazione.
Se stai usando lo schermo come strategia di coping (adattamento) per i momenti difficili, cerca attivamente alternative di supporto, come parlare con un terapista o un professionista.
Chiedi aiuto a professionisti che possano suggerirti come integrare gli strumenti digitali nel piano riabilitativo del tuo bambino.
Fonte:
https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/17483107.2025.2574418#abstract





