IL DIRITTO DI VIVERE IN AUTONOMIA PER LE PERSONE CON DISABILITÀ: DALLA CONVENZIONE ONU ALLA REALTÀ QUOTIDIANA

La possibilità di vivere in autonomia e indipendenza è un diritto fondamentale che troppo spesso rimane incompiuto per le persone con disabilità.

La libertà di scelta, l’accesso ai sostegni adeguati e la piena partecipazione alla vita sociale rappresentano i cardini di una società realmente inclusiva.

La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata in Italia con la legge n. 18 del 2009, ha sancito un cambio di paradigma epocale: le persone con disabilità non sono più “oggetti” di assistenza, ma soggetti titolari di diritti. Come sottolineato anche in un recente convegno internazionale svoltosi a Torino, questo principio deve tradursi in strumenti concreti capaci di incidere sulla vita quotidiana.

UN DIRITTO RICONOSCIUTO A LIVELLO INTERNAZIONALE

La Convenzione ONU e, in particolare, l’articolo 19, sanciscono il diritto di ogni persona con disabilità a vivere in modo indipendente e a essere inclusa nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone.

Ciò significa superare modelli istituzionalizzanti e segreganti a favore di soluzioni abitative personalizzate, supporti individuali e percorsi inclusivi.

Si tratta di un cambiamento culturale e giuridico che impegna gli Stati non solo sul piano legislativo, ma anche su quello delle politiche sociali e delle risorse economiche.

GLI STRUMENTI NORMATIVI E DI PROGRAMMAZIONE IN ITALIA

L’Italia ha recepito questi principi attraverso diversi strumenti normativi. La legge n. 328 del 2000, con l’articolo 14, ha introdotto il “Progetto individuale”, ossia un piano personalizzato costruito insieme alla persona e alla sua famiglia, capace di valorizzarne desideri e aspirazioni.

Successivamente, la legge n. 227/2021 (Legge Delega sulla disabilità) ha rafforzato questa visione, riconoscendo il progetto di vita come diritto esigibile, fondato sulla valutazione multidimensionale e sulla centralità della persona.

Sul piano delle risorse, il Fondo per la Non Autosufficienza (FNA) e i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) hanno finanziato interventi per favorire la vita indipendente e l’uscita da contesti istituzionalizzanti.

Fondamentale è anche il ruolo delle Regioni e degli Enti locali, che hanno promosso iniziative come i Centri per la Vita Indipendente o leggi regionali specifiche, pur con applicazioni molto diverse da territorio a territorio.

IL CONTRIBUTO DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE DI TORINO

Il recente Convegno Internazionale sui Diritti delle Persone con Disabilità, tenutosi a Torino, ha evidenziato con forza la necessità di trasformare i principi sanciti dalle norme in azioni concrete.

Esperti, istituzioni e rappresentanti delle associazioni hanno discusso delle prospettive di applicazione della Convenzione ONU, mettendo in luce l’urgenza di politiche integrate e partecipate.

In particolare, è stato ribadito che la vita indipendente non deve essere intesa come un privilegio per pochi, ma come una condizione accessibile a tutti, garantita attraverso strumenti di sostegno personalizzati, investimenti adeguati e un cambio culturale nella percezione della disabilità.

Dal dibattito è emersa la consapevolezza che la vera sfida è legata all’implementazione pratica delle leggi esistenti, spesso ancora disattese.

LE SFIDE ANCORA APERTE

Nonostante i progressi, l’attuazione del diritto alla vita indipendente in Italia incontra ancora numerose criticità.

Le risorse sono spesso insufficienti e distribuite in modo disomogeneo, creando disparità tra territori. Permane una forte difficoltà a superare l’istituzionalizzazione, con fondi che continuano a essere destinati a strutture residenziali piuttosto che a soluzioni di comunità.

La scarsa integrazione tra servizi sociali, sanitari, scolastici e lavorativi ostacola la costruzione di progetti realmente inclusivi.

A ciò si aggiunge la mancanza di un quadro normativo unico e organico che riconosca e sostenga in modo uniforme figure chiave come l’assistente personale o il caregiver familiare, lasciando spesso le famiglie sole nel carico di cura.

UNA QUESTIONE DI DEMOCRAZIA E GIUSTIZIA SOCIALE

La Convenzione ONU promuove il principio del “nulla su di noi, senza di noi”, che riconosce il pieno coinvolgimento delle persone con disabilità nelle decisioni che riguardano la loro vita.

Autodeterminazione ed empowerment sono dunque aspetti centrali, perché la vera inclusione non si misura soltanto con le leggi, ma con la possibilità di esercitare concretamente diritti e libertà.

La piena autonomia delle persone con disabilità non è un traguardo opzionale: è una condizione imprescindibile di giustizia sociale e democrazia.

Una società è davvero inclusiva solo quando rimuove le barriere culturali, economiche e legislative e mette ciascun individuo nelle condizioni di vivere in uguaglianza con gli altri, trasformando i diritti da principi astratti a esperienze quotidiane.

Fonti: