500 mila “invisibili” esclusi dal Piano Vaccinale Nazionale


In Italia c’è un popolo di invisibili, senza fissa dimora, rom, immigrati, rifugiati, senza documenti o permesso di soggiorno,.

Cittadini comunitari in condizione di irregolarità, apolidi, “sfuggiti” al censimento dei potenziali beneficiari del vaccino anti covid,.

Persone che da un punto di vista amministrativo risultano inesistenti.

Sono circa 500 mila glii esclusi dal Piano Vaccinale, in palese violazione con quanto sancito dalla Costituzione Italiana, che garantisce il diritto alla salute di chiunque sia sul territorio nazionale.

A sollevare la questione, ponendola all’attenzione del ministro della salute Roberto Speranza, sono le associazioni aderenti al Tavolo Immigrazione e Salute, tra cui Caritas, Emergency, Medici senza frontiere, le quali chiedono che vengano emanate Indicazioni nazionali che definiscano le modalità di inclusione nel Piano vaccinale nazionale di queste 500 mila persone.

Le stesse chiedendo di stabilire altresi la procedura che consenta la vaccinazione a chi si trova in Italia pur non avendo tessera sanitaria, carta di identità e codice fiscale.

Invocano che venga prevista una flessibilità amministrativa, così come auspicato ed indicato dall’Aifa, mediata da enti locali ed organizzazioni dell’associazionismo e del terzo settore.

“Il diritto al vaccino c’è, ma non è praticabile”, ha spiegato Marco Paggi, avvocato dell’Asgi.

“Aver individuato nel medico di famiglia il tramite per l’accesso al vaccino – puntualizza lo stesso – rischia di tradursi in un ostacolo insormontabile per questa particolare fascia di popolazione.

A meno che in ogni Asl non si individui un medico di riferimento per queste persone”.

Devono infatti trascorrere sei mesi circa, affinché la questura del comune di destinazione, espleti i dovuti accertamenti, con tempistiche che variano da regione a regione, prima che al migrante vengano rilasciati i documenti di identità.

Nella lettera inviata a Speranza e Zampa le associazioni sottolineano: “Il documento dell’Ecdc “COVID-19 vaccination and prioritisation strategies in the EU/EEA” del 22 dicembre 2020 consiglia alcuni parametri da prendere a tal proposito in considerazione.

Si riserva, ad esempio, priorità di somministrazione del vaccino, le strutture con scarsa capacità di distanza fisica, compresi i centri per i migranti, alloggi affollati e rifugi per senza tetto.

Già a ottobre 2020 l’Ecdc aveva sottolineato l’importanza di includere migranti, rifugiati e senza dimora tra i “gruppi target beneficiari dei vaccini”.

Per poi concludere col dire: “anche l’impostazione esclusiva di iscrizione tramite piattaforma nazionale o regionale per la prenotazione del vaccino presso il proprio medico di medicina generale o in altro luogo, potrebbe essere un ostacolo alla reale fruizione del predetto diritto”.

È dunque necessario che venga, da un lato concretamente considerata la popolazione italiana nella sua totalità, in quanto comunità caratterizzata da una vasta varietà di bisogni, tutti egualmente meritevoli di tutela e dall’altro, anche in virtù dell’emergenza sanitaria non ancora scongiurato.

È indispensabile semplificare l’iter amministrativo affinché tutti, nessuno escluso, possano ricevere la somministrazione del vaccino anti covid.

Mirella Madeo

Giornalista pubblicista ed Avvocato, disabile. Ho 50 anni e vivo a Ravenna.

Ultimi articoli