Il mese sacro dei mussulmani: tra preghiera, digiuno e tradizioni

Per i mussulmani “Maometto” è l’ultimo profeta di Dio, che ha restaurato il culto monoteistico di Abramo nella sua purezza.


Il Ramadan è il nono mese dell’anno nel calendario lunare musulmano, nel quale, secondo la tradizione islamica, Maometto ricevette la rivelazione del Corano, rappresentando per gli uomini “una guida di retta direzione e di salvezza”.


Mese sacro dedicato alla preghiera, alla meditazione e all’autodisciplina, durante il quale tutti i mussulmani adulti ed in buona salute, dalle prime luci dell’alba sino al tramonto, osservano l’obbligo del digiuno, astenendosi dal mangiare, dal bere, dal fumare e dal praticare sesso.


Da questa astinenza integralista sono sollevati i minorenni, gli anziani, i sofferenti, le donne durante il ciclo mestruale, quelle in gravidanza o che allattano e chi si trova in viaggio.


Al tramontare del sole, il digiuno viene interrotto con un dattero, simbolo di benedizione, o un bicchiere d’acqua, sinonimo di purezza, rituali questi, a cui fa seguito il pasto serale che, come da tradizione, viene consumato in convivialità di amici e parenti, momento di condivisione che culmina con le cosiddette “Tarawih”, ossia con la recita di particolari preghiere.


Il digiuno, è solo uno dei cinque doveri del culto islamico.

Gli altri “obblighi religiosi” sono la professione di fede (kalima), la recita quotidiana delle cinque preghiere (salat), l’elargizione delle elemosine (zakat) ed il compimento, almeno una volta nella vita, del pellegrinaggio alla Mecca.


Colui che non osserva scrupolosamente tali precetti, rischia di essere accusato di apostasia, ovvero il ripudio totale dal proprio credo.


Il Ramadan si celebra nel medesimo periodo in tutti i Paesi islamici, ma non cade però sempre nello stesso mese del calendario gregoriano.


Questo perché gli islamici seguono un calendario lunare, che dura circa 11 giorni meno di quello solare, e la numerazione dei musulmani inizia a decorrere dal nostro 622 dopo Cristo, anno in cui Maometto lasciò la Mecca per recarsi a Medina, centro storico della città islamica.


Se è vero che il Ramadan si svolge secondo i medesimi “cerimoniali”, lo è altrettanto che ciascun Paese conserva alcuni aspetti specifici che riguardano principalmente le pietanze tipiche del posto: ad esempio, in Tunisia, Algeria e Marocco viene preparato un cous-cous soltanto con l’agnello farcito di uvetta; in Siria e in Giordania invece si mangiano i “katai”, ossia dolci ripieni di cocco, nocciole tritate e zucchero.

Durante il Ramadan si bevono succhi di frutta, e nei Paesi del Maghreb quello di liquirizia, che alza la pressione sanguigna a chi, a causa del digiuno ce l’ha più bassa del solito.


La “al-Fitr”, dall’arabo festa fine del digiuno, rappresenta una delle ricorrenze più importanti della religione islamica, in occasione della quale, in tutto il mondo, migliaia di fedeli si riuniscono per pregare e far festa, rendendo omaggio al concludersi del mese celebrativo della fede mussulmana.


I festeggiamenti possono durare anche un paio di giorni, ma la fine del mese sacro non finisce per tutti lo stesso giorno.


Il Ramadan ha termine infatti nel momento in cui appare la luna nuova.

Per ’stabilire con esattezza l’istante in cui avviene questo fenomeno, ci si affida a calcoli astronomici o alla tradizione e all’avvistamento della prima luna, decretato dall’imam, guida spirituale della preghiera collettiva, ad occhio nudo.


È usanza che, in onore della grande festa, le persone indossino abiti nuovi, che le donne colorino il loro corpo con elaborati e variopinti origami floreali e che i bambini vengano lasciati a divertirsi liberamente all’aperto o sulle giostre, giocando in armonia assieme ai loro coetanei.

Mirella Madeo

Giornalista pubblicista ed Avvocato, disabile. Ho 50 anni e vivo a Ravenna.

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