Viaggio itinerante del “Dante Esule “di Giampiero Corelli

Dante Esule 2021. Tomba di Dante – Ravenna

L’esilio del Sommo Poeta negli scatti di Giampiero Corelli – fotoreporter ravennate –


È stato un lungo viaggio quello intrapreso da Giampiero Corelli, noto fotoreporter ravennate, iniziato nel 2015 e conclusosi nell’anno celebrativo del 700 esimo dalla morte di Dante.

Sette le tappe dell’itinerario “Dante Esule”, che i snoda in un parallelismo tra l’esilio vissuto dal Sommo Poeta e gli esuli del nostro tempo.

Il Lungo Viaggio – «l’essilio che m’è dato onor mi tegno»,ultimo tassello che si aggiunge alle sette rassegne fotografiche precedenti, trova ispirazione dall’esilio sociale originato dalla pandemia che stiamo vivendo.

Un ritorno nei luoghi danteschi che artisticamente Corelli ha già ripercorso nelle edizioni passate, errando nelle piazze delle città di Ravenna, Firenze, Verona, Mantova e Trento, catturando nei suoi scatti, immagini ed emozioni intorno alle sagome dei monumenti dedicati al Poeta di tutti i tempi.

Una lettura desueta ed affascinante della Commedia, Dante Esule – Percorso contemporaneo-, che ritrae i volti dei migranti, raccontando altresi il “laboratorio” di Riace. Volgendo il proprio sguardo alla drammaticità dei femminicidi ed agli “esuli”, l’artista ha ricercato tracce di Dante nei luoghi della Romagna, paragonando l’esilio del Poeta all’isolamento dei nostri giovani, identificati con la terminologia tipica giapponese Hikikomori.

Sono scatti intensi quelli che, costeggiano le pareti esterne del Darsena le.

Fotografie realizzate prevalentemente con la tecnica del chiaro scuro, caratteristica distintiva dei suoi lavori, che conferisce profondità e suggestione alle immagini, tale da renderle incredibilmente vivide. Piazze vuote, simbolo della solitudine umana segnata dalla pandemia, sovrastate dall’effige di Dante, che fa da sfondo a ciascuna istantanea lasciando invece il primo piano della scena a personaggi interamente coperti da “teli” trasparenti, in gestualità dietro cui si cela il volersi proteggere dalla vulnerabilità dei nostri giorni, in una percezione istintiva della similitudine dell’esser esuli della realtà che stiamo vivendo ed un passato che non sembra poi così lontano.

“Donne e uomini calati nella contemporaneità dell’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto e che in parte stiamo ancora vivendo a causa del covid”, come ha detto lo stesso Corelli durante l’inaugurazione della mostra fotografica, prezioso cameo che si aggiunge all’inestimabile panorama culturale di Ravenna.

Mirella Madeo

Giornalista pubblicista ed Avvocato, disabile. Ho 50 anni e vivo a Ravenna.

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