Fare l’amore per una persona con disabilità? Una cosa di cui vergognarsi


Giorgio (nome di fantasia) ha 48 anni ma ha avuto la sua prima esperienza sessuale solo pochi anni fa.

Trascorre le sue giornate a casa, in una routine che si ripete tutti i giorni nella stessa maniera.

Ha la tetraparesi spastica che ne compromette gravemente la funzionalità motoria, obbligandolo a stare su una carrozzina.

È figlio unico e questo, oltre alla sua disabilità, ha fatto sì che tutta l’attenzione dei suoi genitori si focalizzasse su di lui, privandolo della sua libertà, prima di ragazzo ed oggi di uomo.

Una situazione che gli sta stretta e che limita pesantemente la sua sfera privata, molto più di quanto non faccia la sua disabilità.
Il suo pc ed il suo cellulare sono una finestra aperta sul mondo che lo circonda, l’unico modo per poter interagire con l’esterno ed assaporare il gusto della vita fuori dalle mura domestiche.

“A fine giugno del 2017, ho conosciuto una donna sui social “– mi racconta -.

“Era una delle conoscenze in comune con Luana, una mia cara amica.

Dopo esserci messaggiati per mesi ci siamo innamorati ed a fine aprile, con la complicità di Luana, ci siamo incontrati per la prima volta.

Ricorderò per sempre le emozioni di quel pomeriggio al parco.

Ci siamo baciati per quasi tutto il tempo, anche se lei era un po’ ritrosa agli sguardi curiosi della gente intorno a noi.

Era dolce e mi attraeva molto fisicamente.

In seguito ci siamo visti un’altra volta.

Abbiamo preso una stanza in un hotel, e siamo stati in intimità.


Avevo tanto desiderato ed immaginato come sarebbe stata la mia prima volta, volevo che tutto fosse perfetto ma, arrivato il momento tanto atteso, qualcosa non ha funzionato così come avrei voluto che fosse.

Benché la mia donna non abbia avuto nessuna difficoltà ad alzarmi dalla carrozzina per stendermi sul letto ed a rimettermi seduto dopo aver fatto l’amore, purtroppo però non è riuscita a darmi il supporto di cui avevo bisogno per poter avere un rapporto completo.

Mi sentivo in colpa per aver deluso le sue aspettative, ma è stato ugualmente bello finché è durato”.

Perché è finita tra voi?

“Dopo qualche mese ci siamo lasciati perché ho capito che quello era un rapporto a senso unico.
Affranto da quella che sentivo come un’imminente separazione alla quale non volevo arrendermi, mi confidai con mia cugina nella speranza di trovare conforto.
Le dissi che volevamo riprovarci, chiedendole se poteva perciò lasciarci casa libera per un po’, ma si rifiutò di avere qualsiasi tipo di complicità che potesse lontanamente coinvolgerla in questa storia.

A distanza di tempo dall’ultima volta che ci siamo visti, un giorno ce la trovammo sotto casa.

Fu allora che raccontò tutto ai miei”.

E cosa successe dopo?

“Ti lascio immaginare…”.

E tua cugina? L’hai più sentita?

“Le scrissi il giorno dopo, chiedendole se si fosse resa conto di quanto avesse fatto e delle ripercussioni che il suo gesto avrebbe potuto avere per me.

Quello è stato un episodio che mi ha fatto soffrire, sia perché ha contribuito ad inasprire ulteriormente i rapporti all’interno della mia famiglia, sia perché grazie alla rivelazione di mia cugina, i miei decisero che la mia amica, rea di aver assecondato i miei desideri, facendomi incontrare la donna che mi aveva fatto battere il cuore, non avrebbe mai più potuto metter piede in casa nostra.

Ancora oggi, nessuno della mia famiglia riesce a rendersi conto dei miei bisogni sessuali”.

Quali sono le necessità di cui parli?

“Ho bisogno di essere compreso, di sentirmi amato, di avere accanto a me qualcuno che mi faccia sentire importante.

Vorrei sentirmi libero di poter fare autoerotismo quando voglio, senza dovermene giustificare e sentirmi osservato e additato per questo.

Ma purtroppo non è così …..

Un mese fa mi sono sentito umiliato da mia madre, mio padre ormai non c’è più e non può più farlo.

Una sera si è alzata dal letto ed è venuta in salotto.

Mi ha beccato mentre mi masturbavo, frugando indispettita nei miei pantaloni per averne conferma.

Non puoi capire quanto ci sia rimasto male, è stato davvero imbarazzante, mi sono sentito privato della mia dignità di persona, ancor prima che profondamente leso nella mia virilità di uomo.

Vivo sempre nella paura che possa redarguirmi, anche solo per aver visto sul pc o sul mio cellulare una semplice foto o video di donna, vestita, specifico, perché se fosse nuda non immagino neppure cosa potrebbe dirmi……

Non sono libero di fare cose che sono naturali per un essere umano, ma che vita è la mia!
È una situazione che dura da anni e che diventa sempre più insopportabile.

Dalla morte di mio padre, le incomprensioni ed i litigi con mia madre sono all’ordine del giorno.
È stata lei stessa, non riuscendo più a sostenere il peso della tensione tra di noi, a dirmi di voler andare via di casa e lasciare che siano altre persone ad occuparsi di me“.

E tu, cosa ne pensi?

“Voglio provarci, sicuramente sarò più libero di essere me stesso”.

Come immagini il tuo futuro?

“Non lo so, di sicuro migliore di adesso.
Spero possa essere ricco di soddisfazioni e di riuscire a realizzare alcuni desideri”.
Che desideri hai?

“Di poter essere finalmente me stesso, trovare una compagna per la vita che mi ami e che si lasci amare da me, alla quale piaccia indossare collant ed abiti eleganti, adoro le donne che vestono in un certo modo”.

Quella di Giorgio è una storia che fa emergere un disagio comune a tante persone che a causa della disabilità con la quale convivono e che viene percepita, in primis dai familiari, come vulnerabilità e quindi come qualcosa da proteggere, non riescono a vivere in libertà la loro dimensione più intima.

Un’inibizione pericolosa che, oltre a generare un ulteriore ostacolo, sia fisico che mentale, nel percorso di autoderminazione di un individuo, ancorché disabile, ne víola gravemente la libertà e la sfera privata.

Dare supporto per vivere in armonia con il proprio corpo ed i suoi desideri sessuali a chi probabilmente non riuscirebbe a farlo da sé, non è complice di nessuno, ma è semplicemente “strumento” che ne favorisce una relazione sentimentale.

Inibire i desideri più intimi di una persona equivale perciò a snaturare la sua essenza umana, un aspetto su cui cominciare seriamente a riflettere ed a discutere, piuttosto che nascondersi dietro un dito e far finta di nulla.

Mirella Madeo

Giornalista pubblicista ed Avvocato, disabile. Ho 50 anni e vivo a Ravenna.

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