Lo Sport, palestra di vita per confrontarsi con i propri limiti

Nella disabilità lo sport rappresenta una straordinaria opportunità per accrescere scere l’autostima e migliorare significativamente la qualità di vita di chi la vive sulla propria pelle.
L’attività fisica può contribuire, infatti, al miglioramento della salute, favorire la costruzione di relazioni significative ad aumentare l’autonomia personale, rendendo chiare le ragioni per cui il mondo dello sport è un alleato indispensabile nel percorso verso una vita più piena e soddisfacente.
Lo sanno bene quelli di OPES Italia, http://www.opesitalia.it/, Organizzazione per l’Educazione allo Sport che, con diverse Associazioni del settore, promuove iniziative sportive e ricreative, credendo che le discipline sportive siano una palestra di vita che permette di confrontarsi con i propri limiti.
Ne parliamo con il dottor Giovanni Paolo Laganaro – Responsabile del settore Sport Acquatici Senza Barriere -, a capo delle altre realtà associative che ne fan parte.

A destra Giovanni Paolo Laganaro – Responsabile del settore Sport Acquatici Senza Barriere

Da cosa ha preso il via il progetto che portate avanti con OPES?


“Ero all’Unità Spinale del Niguarda di Milano a far visita ad un amico quando lessi un volantino sullo Sport Accessibile.
È da lì che tutto ha avuto inizio.
Da adolescente sono stato Volontario 118 e nella Protezione Civile, una propensione verso il prossimo nata da lontano, la stessa che un giorno sarei riuscito a coniugare con la mia grande passione per lo sport, essendo Istruttore Subacqueo.
Dopo qualche anno dall’aver conseguito la laurea in scienze motorie, ho conosciuto OPES Italia, ente di promozione sportiva riconosciuto dal CONI, dove mi proposero di gestire il settore Sport Acquatici senza barriere”.
Perché proprio lo sport come volano per lanciare il vostro messaggio?
“Già a partire dagli anni cinquanta, il Dottor Antonio Maglio, uno dei pionieri dello sport Paralimpico, intuì che i benefici terapeutici, apportati dalle discipline sono infiniti e che, se opportunamente dosate ed adattate possono, di gran lunga, migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità”.


In che maniera lo sport può essere un mezzo per combattere disagio giovanile, droga e doping?


“Lo Sport è un’attività da svolgere quasi sempre sotto la guida di un Allenatore, Maestro, Istruttore, con il quale si instaura un rapporto di stima e di fiducia.
Chi ha avuto la fortuna di crescere in un ambiente sportivo con ottimi riferimenti da seguire, difficilmente ha preso cattive strade.
Lo sport è rispetto, altruismo, condivisione e disciplina, tutti valori sempre meno presenti nella nostra società”.

Quali sono le discipline che praticate nella vostra organizzazione?


“Il nostro settore è nato con la subacquea adattata e nuoto, che abbiamo successivamente integrato con apnea, Sup e Canottaggio.
Prima dell’inizio di ogni attività viene svolta una valutazione funzionale volta ad analizzare le autonomie residue della persona.
Questo ci consente di utilizzare tecniche didattiche e soluzioni logistiche personalizzate, in modo da adattarle il più possibile alle risorse individuali di ciascun allievo”.

Mi parli delle ultime iniziative che avete promosso, ad esempio, del progetto “Un Tuffo dove l’acqua è più blu” e dell’esperienza inclusiva targata Sport Acquatici Senza Barriere di OPES “No Barrier Tour di Taranto”.


“Il No Barrier Tour è una creazione di DDI (Disabled Diver International ), Agenzia Didattica di Formazione per Subacquei con Disabilità.
Si tratta di un Tour internazionale dedicato alle attività Subacquee adattate.
Gli eventi vengono presentati dall’organizzazione centrale, in una sorta di Open Day in cui non esistono barriere.
Un gruppo di atleti, sotto l’attenta guida di istruttori qualificati, svolge prove di subacquea in piscina oppure in mare, in acque confinate, alle quali seguono sempre momenti ricreativi e di socializzazione tra chi vi ha preso parte”.

Un allievo con il suo istruttore durante una prova di un “NO Barrier Tour

Avete altri impegni in programma per il futuro?


Operiamo non solo in ambito sportivo, ma soprattutto nella ricerca.
I processi didattici sviluppati ad hoc sulla persona, vengono successivamente attuati e, dopo averne verificato i risultati ottenuti, i relativi feedback vengono inviati al data base del Centro di Ricerca e Sviluppo dove confluiscono i dati relativi a ciascuna esperienza svolta.
Ad oggi, non c’è molta letteratura scientifica sullo sport adattato, in quanto le disabilità da considerare sono numerose, tutte con altrettante differenti sfumature funzionali che rendono impossibile una trattazione univoca della stessa”.


L’esperienza di OPES Italia è la concreta dimostrazione di come lo sport nella disabilità offra, a quanti lo praticano, la possibilità di sperimentare miglioramenti nella salute, nell’autostima e nella qualità della vita, attraverso l’esercizio di attività sportive adattate alle esigenze di ciascuno di essi, contribuendo, altresi, a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di superare le barriere fisiche e mentali, che ostacolano l’inclusione sociale.

Mirella Madeo

Giornalista pubblicista ed Avvocato, disabile. Ho 50 anni e vivo a Ravenna.

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