Giuseppe, agente di polizia penitenziaria, sposato e per le varie vicissitudini che ne hanno costellato l’esistenza, divorziato e risposato nel 2020 .
Due meravigliosi figli, la cosa più bella che la vita gli ha regalato ed una infinita gratitudine per un dono ancor più prezioso, ricevuto da chi, con un gesto di generosità, gli ha permesso di ricominciare a vivere.
Giuseppe
“Ho scoperto di avere un tumore al fegato nel 2019 in maniera del tutto casuale.
Dai prelievi effettuati la coagulazione e l’emocromo sono risultati alterati.j
La mia attuale moglie, che lavora in ospedale, ha sottoposto all’attenzione di alcuni suoi colleghi ematologi i miei esami e da lì è partito tutto”.
Ritiene di essere stato fortunato Giuseppe, in fondo la sua attesa prima del trapianto è stata breve. “Ho avuto prima una resezione di parte del fegato e solo in seguito a questa è stato possibile iniziare una chemioterapia che ha dato ottimi risultati ,ed ha arginato il focolaio evitando che potessero formarsi metastasi.
Da quando sono stato arruolato per il trapianto è trascorso circa un anno sino al fatidico giorno dell’intervento che mi ha ridato la vita.
Sono stato chiamato due volte.
Una volta come seconda scelta ,e fortunatamente il primo della lista aveva tutto in ordine ed ha potuto affrontare il trapianto.
Sono ritornato a casa il giorno dopo, un pochino deluso per lo stress dell’attesa, ma contentissimo per quello che già consideravo mio amico, anche se conosciuto fugacemente in pronto soccorso, nel mentre che aspettavamo di sapere se quel fegato disponibile era idoneo al trapianto di uno di noi due”.
I pensieri e le emozioni che attraversano la mente quando si riceve LA CHIAMATA, sono contrastanti.
La paura che tutto possa finire fa ripercorrere in pochi istanti quanto si è vissuto sino a quel momento.
La mia mente in quegli istanti è andata a chi, con il suo gesto di estrema generosità, mi aveva ridato la possibilità di continuare a vivere.
Come è oggi la tua vita?
“Meravigliosa!
Ho comunque sempre in mente che dentro di me esiste una parte di una persona che continua a vivere nonostante la morte.
È il suo organo, cerco di preservarlo al meglio….. è l’unico modo che ho per ringraziare chi me lo ha donato”.
Quando i tuoi pensieri volano al tuo donatore, come immagino avvenga, cosa pensi?
“Che tutti dovremmo essere così generosi nel donare, qui non stiamo parlando di cose materiali ,ma di VITA.
Ciò che a noi, nella nostra esistenza terrena, non serve più, a molti potrebbe invece dare la possibilità di poter proseguire il proprio cammino.
Il mio donatore è e sarà sempre nei miei pensieri e nel mio cuore con immensa riconoscenza”.
Cosa vorresti dire alla sua famiglia?
“Immagino avranno pensieri contrastanti.
Da una parte penso al profondo dolore per la loro perdita, ma credo anche che sapere che una parte del loro caro viva in un’altra persona possa dare loro un senso di serenità.
Mi piacerebbe molto poter sapere chi sono e se vogliono incontrarmi”.
In cosa consiste, secondo te, il legame tra donatore e ricevente? Esiste un legame o è soltanto immaginario?
“No non è affatto immaginario,io mi rendo conto di avere acquisito sensibilità diverse che prima non avevo.
Ma è difficile spiegare”.
Prova a farlo.
“Ho spesso la sensazione che il mio angelo fosse una donna, in quanto ho una sensibilità più spiccata rispetto al passato.
Mangio cose diverse da prima del trapianto, come se anche i miei gusti alimentari fossero cambiati.
Prima, ad esempio, non era mai stata mia abitudine bere latte, ora ne sono ghiotto.
Ho anche notato di avere una sensibilità più femminile.
Mi commuovo facilmente, cosa che prima, anche per via della mia professione, non mi capitava mai”.
Hai mai provato a cercare i suoi familiari?
“Si, da sempre.
Ho provato a chiedere in ospedale, poi sui social, ma senza alcun esito positivo”.
Vuoi fare loro un appello?
“Forse non vogliono contatti, so che non è facile, ma qualora volessero farlo, sono disposto ad incontrarli, rassicurarli e dire loro che custodisco con amore la parte del proprio caro che continua a vivere dentro me”.