Procreazione assistita, per aprire nuove opportunità alla maternità delle donne con disabilità

Nel corso degli ultimi decenni, i progressi nella medicina riproduttiva hanno aperto nuove porte per le donne con disabilità che desiderano diventare madri.

La fecondazione assistita è una tecnica medica che offre speranza alle coppie con problemi di fertilità, che si è rivelata una soluzione rivoluzionaria per superare le sfide legate al concepimento ed alla gravidanza di chi ha una disabilità, aprendo un nuovo capitolo di inclusione e di pari opportunità.

Una pratica che comprende una serie di tecniche mediche che consentono alle coppie che cercano una maternità, di avere figli biologici o adottivi.

Ma se da un lato questa è una prerogativa importante per tutte le donne, in special modo per quelle con disabilità, dall’altro vi sono però alcuni ostacoli come, ad esempio, i costi talvolta troppo elevati e la carenza di strutture sanitarie accessibili, che ne limitano la reale fruibilità.

La tutela della salute riproduttiva è un aspetto cruciale per contrastare il calo demografico italiano.

Per questo motivo il Ministero della Salute, in occasione del convegno “Natalità: work in progress”, ha annunciato che grazie all’approvazione del Decreto Tariffe, che ha reso applicabili i nuovi Livelli essenziali di assistenza (LEA), a partire dal primo gennaio 2024, ogni donna, di qualsiasi regione italiana, potrà accedere alla procreazione medicalmente assistita dietro il pagamento di un semplice ticket.

Un provvedimento giunto dopo sei anni di attesa che speriamo possa porre fine alla disuguaglianza economica di accesso a tali trattamenti sino ad oggi presente nel nostro Paese.

TECNICHE RIPRODUTTIVE

Le tecniche riproduttive includono la fecondazione in vitro (FIV), l’inseminazione intrauterina (IUI), la donazione di ovuli ed il trasferimento di embrioni.

La scelta della modalità a cui ricorrere dipende dalle circostanze individuali e dalle necessità mediche della donna.

PROCREAZIONE E DONNE CON DISABILITÀ

Una delle sfide principali che le donne con disabilità affrontano nel percorso di maternità, è la loro fertilità, che può essere compromessa a causa della disabilità stessa o dei trattamenti medici connessi alla patologia con la quale queste convivono.

La fecondazione in vitro è spesso la scelta preferita dalla maggior parte delle coppie, in quanto offre una probabilità di successo più elevata e consente la selezione di embrioni sani prima del loro impianto nell’utero della donna.

DONAZIONE DEGLI OVULI

Un altro aspetto cruciale della procreazione assistita è la donazione di ovuli e spermatozoi.

Una metodologia che consente alle donne con disabilità di utilizzare gameti sani da donatori anonimi o conosciuti, garantendo loro una maggiore probabilità di concezione ed una gravidanza sana.

Questa opzione è particolarmente preziosa per le donne che non possono utilizzare i propri gameti a causa della loro condizione fisica.

SERVIZI SANITARI NON ACCESSIBILI

Tuttavia, la procreazione assistita per le donne con disabilità non è priva di sfide, visto che queste devono superare ulteriori ostacoli di natura differente rispetto a quelli comuni a tutte le coppie che cercano la genitorialità. Un processo che, oltre ad essere costoso ed a richiedere un notevole impegno finanziario, può essere, altresi, emotivamente impegnativo.

Un disagio a cui si aggiunge la mancanza di accesso a servizi adeguati che può costituire un ostacolo in più, talvolta insormontabile, per molte donne che abbiano una fragilità.

CONCLUSIONI

La sensibilizzazione su determinati argomenti come quello appena trattato e la garanzia di un accesso equo a tali servizi, sono aspetti fondamentali per assicurare a tutte le donne con disabilità di poter beneficiare di questa opportunità.

È essenziale perciò che governo e sistema sanitario lavorino in sinergia, affinché sia garantito l’accesso a tutte le persone che vogliano farne ricorso e che queste possano essere procedure coperte dalle assicurazioni sanitarie, per rimuovere, in tal maniera, uno dei principali limiti che ne ostacolano di fatto il libero accesso.

Così come stabilito, peraltro, dalla Convenzione ONU del 2006, è importante riconoscere che la procreazione assistita è una decisione personale e che ogni donna deve essere libera di scegliere se udiventare madre o meno.

Spetta alla società il compito di sostenerle nelle loro decisioni e rispettare la loro autonomia.

La procreazione assistita rappresenta, dunque, una nuova frontiera di opportunità per le donne con disabilità che desiderano una maternità.

Un percorso tutt’altro che semplice, ancora denso di sfide significative, una tra tutte, l’accessibilità, per chi ha difficoltà motorie, cognitive e sensoriali, ai servizi sanitari di ostetricia e ginecologia.

In questo contesto è, più che mai, indispensabile che la società si adoperi per rimuovere le barriere che impediscono a tutte le donne, indipendentemente dalla loro condizione, di avere l’opportunità di realizzare il loro desiderio di maternità.

Fonti: https://www.salute.gov.it/portale/fertility/dettaglioContenutiFertility.jsp?lingua=italiano&id=4570&area=fertilita&menu=medicina.

https://www.aboutpharma.com/sanita-e-politica/schillaci-da-gennaio-2024-ogni-donna-potra-accedere-alla-procreazione-assistita-con-il-ticket/

https://www.balcanicaucaso.org/aree/Europa/Procreazione-assistit

https://www.osservatoriodisabilita.gov.it/it/documentazione-relativa-alla-convenzione-delle-nazioni-unite/

Mirella Madeo

Giornalista pubblicista ed Avvocato, disabile. Ho 50 anni e vivo a Ravenna.

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