Scrittura dietro le sbarre: il potere trasformativo del Premio Carlo Castelli

Il 29 settembre scorso, presso la Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, ha avuto luogo la XVI Edizione del Premio Carlo Castelli.

In occasione della commemorazione del 25° anniversario dalla scomparsa del volontario carcerario sopra menzionato, a cui è stato intitolato il concorso, si è svolta la cerimonia di premiazione della XVI Edizione del Premio istituito in sua memoria.

Un prestigioso concorso letterario, dedicato ai detenuti delle carceri italiane ed un sentito tributo alla figura che ha ispirato questa iniziativa di grande valore umanitario.

Il Premio Carlo Castelli è un evento organizzato e promosso dal Settore Carcere e Devianza della Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli, che coinvolge detenuti provenienti da penitenziari di tutta Italia, offrendo loro l’opportunità di esprimersi attraverso la scrittura.

Ogni anno, un carcere o un Istituto Penitenziario Minorile, viene scelto come sede della cerimonia, durante la quale vengono letti e premiati i racconti selezionati da un’apposita giuria di qualità.

Il tema di quest’anno, intitolato “Diario Dentro, pensieri dalla mia cella”, rappresenta la routine quotidiana dei detenuti, una sequenza inarrestabile di giorni monotoni. In questo contesto, la scrittura assume un ruolo essenziale, fungendo da strumento per affrontare il passato, elaborare il dolore e coltivare la speranza in un futuro diverso.

I racconti dei detenuti ci offrono un’opportunità unica per acquisire maggior comprensione di una realtà spesso a noi sconosciuta, trasmettendoci un potente messaggio di responsabilità, verso coloro che vivono al di fuori delle mura carcerarie.

“La scrittura è un efficace mezzo di recupero e trasformazione, che aiuta i detenuti ad esplorare e condividere le loro esperienze, a ricostruire legami con il mondo esterno e ad intraprendere un nuovo percorso di vita” – afferma Paola Da Ros, Presidente Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli – .

Primo classificato della rassegna è stato il racconto “Quelle mani sfiorite”, un monologo ed una profonda riflessione dentro la propria cella, di notte, il momento della giornata che ci sorprende da soli con i nostri pensieri più intimi, per ripercorre gli istanti più tragici tramite la descrizione di: “quelle tue mani che un giorno si sono sporcate, non di lavoro, ma di vita”.

Solo alla fine della narrazione si alza una speranza di libertà: “il mio pensiero non avrà mai una prigione”.

Il secondo posto se lo è aggiudicato “Scene di una prigionia”, un manoscritto che descrive la vita carceraria in un dualismo di visioni: il giorno, caratterizzato da rumori assordanti, e la notte, in cui il silenzio è spezzato solo da qualche detenuto in sofferenza.

La povertà spirituale che precede la detenzione è la stessa che fa porre all’autore del racconto un interrogativo inquietante: “mi chiedo se, a lungo andare, questa ristrettezza di spirito si impossesserà anche di me…”.

“I…”SE”…”, terzo vincitore del Premio Castelli, è la toccante storia di un tragico evento accaduto una notte all’interno del carcere, che vede Elena, protagonista del racconto, assistere al suicidio di una sua compagna di cella.

Un tema, purtroppo, drammaticamente attuale, affrontato in un’opera letteraria che porta il lettore a riflettere sui tanti “se” che sembrano non avere mai fine.

L’Edizione del Premio letterario Carlo Castelli di quest’anno ha riaffermato il potere della scrittura come strumento fondamentale per i detenuti, un ponte tra il loro mondo interno e l’esterno che li circonda.

“Nei prossimi mesi, ci impegneremo a diffondere e condividere questi testi nelle scuole, nei seminari ed all’interno delle comunità, perché la forza della scrittura è trasformatrice.

Ogni opera che giunge alla Federazione porta con sé pesanti fardelli, storie di rei e vittime che non dobbiamo mai dimenticare.

Queste storie richiedono cura, rispetto e attenzione costante.

Nulla deve andare perduto “ – ha concluso Giulia Bandiera, Delegato Nazionale Settore Carcere e Devianza –.

Anche l’edizione del Premio Carlo Castelli appena conclusa, ci ha offerto un prezioso ritratto di quanto forte possa essere il potere trasformativo della scrittura nelle vite dei detenuti.

Un concorso letterario che, non solo ha permesso ai partecipanti di esprimere le proprie esperienze e riflessioni, ma ha anche aperto una finestra sulle sfide quotidiane e sulle aspirazioni di coloro che vivono dietro le sbarre.

La scrittura si è rivelata un ponte essenziale tra il mondo carcerario e quello esterno, un mezzo attraverso il quale i detenuti possono condividere le proprie storie, elaborare il proprio passato ed immaginare un futuro migliore.

I racconti giunti sul podio, con le loro profonde riflessioni di coinvolgente narrativa, ci ricordano che ciascun individuo, indipendentemente dalle circostanze in cui si trova, possiede una voce ed una storia che meritano di essere ascoltate.

La scrittura ha dimostrato, ancora una volta, di essere un valido strumento di rieducazione, permettendo ai detenuti di esplorare la propria interiorità, riconnettersi con la società esterna e intraprendere un percorso di trasformazione.

Diffondere e condividere queste opere con un pubblico più ampio, significa testimoniare la realtà carceraria, con attenzione costante, rispetto e compassione da parte della società.

Mirella Madeo

Giornalista pubblicista ed Avvocato, disabile. Ho 50 anni e vivo a Ravenna.

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