LETTERA APERTA DI UNA PERSONA DISABILE AL MINISTRO PER LA DISABILITÀ

“Stamattina mi sono svegliato ed ho deciso di dar voce alla preoccupazione per i disagi che devo affrontare quotidianamente per poter continuare a vivere, perennemente perseguitato dallo spettro di un futuro di cui mi spaventa il sol pensiero”.

Quella che vi invitiamo a leggere è la testimonianza di un ragazzo con disabilità che rivolge il suo appello ad Alessandra Locatelli, Ministro per la Disabilità, per esporle le difficoltà con le quali si ritrova a fare i conti da quaranta anni ormai.

Quelli che Roberto denuncia sono disagi che appartengono a molte persone che vivono la loro non autosufficienza, nella precarietà lavorativa ed assistenziale del presente e nell’incertezza di un futuro che spaventa.

“Gentilissima Ministra,
mi chiamo Roberto e sono una persona non autosufficiente di quarant’anni.

Sono consapevole che questa mia email si perderà fra le molte comunicazioni che le arrivano quotidianamente, ma ho comunque sentito la necessità di scriverle per esporle un problema fondamentale, che affligge le persone come me e le loro famiglie.

Ogni anno col rialzo dei salari dei collaboratori domestici, il dibattito politico e dei mass media si concentra sull’impatto che tutto questo avrà sulle famiglie che hanno in seno al proprio nucleo familiare una persona fragile.

Si tratta senz’altro di una questione dirimente, che però non può e non deve essere l’unica a venir presa in considerazione.

Ci sono molte persone che, come me, nonostante la loro condizione, hanno sempre cercato di avere una propria identità, oltre che ricercare la propria autonomia, non soltanto economica, ma anche rispetto alla possibilità di poter avere una vita indipendente dai propri genitori.

Esistono infatti molti contributi e progetti destinati a questo scopo, ma a mio modesto avviso non sono assolutamente sufficienti, poiché non tengono conto della vita reale, essendo del tutto disomogenei, in quanto promossi su base regionale, frastagliata, a causa di un’autonomia che da nord a sud fa la differenza.

Grazie alla pensione d’invalidità ed ai sostegni extra, per il momento riesco a cavarmela, ma in tutto questo, la mia autostima e la mia dignità di uomo iniziano ad essere fortemente minate.

Se un giorno non potessi più contare sugli aiuti esterni che ad oggi contribuiscono sensibilmente ad assicurarmi una vita dignitosa, non potrei più essere in grado di pagare un secondo badante, purtroppo necessario nelle mie condizioni e di conseguenza la mia stessa sopravvivenza ne sarebbe irrimediabilmente compromessa.

Benché volessi utilizzare i sussidi e la pensione per farlo, non mi resterebbero comunque più soldi per vivere.

Una soluzione potrebbe essere il lavoro.

Certo, mi sono laureato per questo, eppure saprà senz’altro meglio di me, forse, quanto sia difficile per una persona non autosufficiente trovarne uno.

Anche se venissi assunto con un salario decente, i sussidi che adesso mi permettono di sopravvivere, verrebbero ridotti, se non addirittura azzerati e sarei perciò costretto a dover dar fondo al mio salario per pagare la mia assistenza domiciliare, entrate che comunque difficilmente coprirebbero le spese.

Sono certo che capisca quanto questa sia una situazione svilente, non solo per me, ma per milioni di persone che condividono la mia stessa situazione.

Al di là dei freddi numeri e di una burocrazia spesso inclemente per chi ha una disabilità, il mio discorso è molto semplice: ho diritto anch’io, come qualsiasi essere umano, ad una vita dignitosa e serena, e lo Stato dovrebbe garantirmela attraverso politiche di lavoro degne di questo nome o, qualora questo non sia possibile, mediante erogazione di sussidi che mi per mettessero di vivere dignitosamente.

Vorrei che, per una volta, il Governo del Paese di cui sono cittadino, potesse prendere in seria considerazione l’idea di creare, oltre a politiche di lavoro sostenibili per quei disabili che possano e vogliano far parte del tessuto produttivo della società, un contributo erogato direttamente dallo Stato finalizzato all’assistenza, che prescinda dal proprio reddito personale e che consenta alla persona di decidere per sé.

So bene che il Governo, come è sempre stato e sempre sarà, è chiamato ad affrontare moltissime sfide, ma credo anche che una delle più importanti tra queste, debba riguardare le necessità reali di ciascun cittadino, a cui devono essere garantite pari opportunità e che questi debba altresì sentirsi rappresentato a pieno da chi li governa.

Devo confessare, con estremo sconforto, che in tutta la mia vita, nessun governo, di nessun colore politico, mi ha mai fatto sentire tale.

Spero che voi, rappresentanti istituzionali possiate, qualora abbiate voglia di farlo, porre rimedio a tutto questo, perché l’integrazione sociale delle persone con disabilità passa anche da una crescente disaffezione politica verso una classe dirigente ogni giorno più distante dai suoi cittadini.

Spendere il proprio tempo ad ingegnarsi per trovare ogni espediente che possa garantire ad un individuo di sopravvivere, non lascia spazio per far altro.

Certi diritti, in quanto inalienabili, non dovrebbero essere mai dati come acquisiti, perché nel mondo reale quanto è dato per scontato sulla carta, di fatto non lo è nella vita di tutti i giorni.

Cordiali Saluti

Roberto Fancellu

Mirella Madeo

Giornalista pubblicista ed Avvocato, disabile. Ho 50 anni e vivo a Ravenna.

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