“Da giovane ho sempre amato andare in montagna.
Anche oggi affrontare una salita è faticoso, ma quando raggiungo la vetta, la prima cosa che penso è quanto sia stato bravo a farcela.
Poi mi guardo intorno e mi rendo conto, nonostante la fatica fatta per arrivare su in cima, di quanto sia bella la natura”.
Gli impareggiabili paesaggi della montagna, possono agire come un balsamo prezioso, in grado di alleviare anche le sofferenze di chi, come nelle parole del giovane Mattia (nome di fantasia) da sempre affascinato dalla bellezza di quei luoghi, ha subito una grave amputazione, che ha cambiato le sue abilità, ma non la sua voglia di libertà.
“La nostra volontà era quella di estendere questo concetto alle persone comuni che non conoscono la montagna o pensano di non poterla vivere in prima persona a causa della propria disabilità” – spiega Simona Pievani – , che insieme ad alcuni amici promotori dell’iniziativa, si è ispirata al progetto “Tor in Gamba” della Valle d’Aosta per creare un evento che non fosse riservato agli atleti con disabilità motorie, ma aperto a tutti coloro che, per vari motivi, si sentono esclusi dalle esperienze montane.
Sabato 31 agosto, prenderà il via “Una montagna per tutti”, un’iniziativa volta a promuovere l’inclusività in montagna per le persone con diverse abilità motorie, che tornerà con una nuova sfida: raggiungere il Rifugio Fratelli Calvi a 2.015 metri sul livello del mare a Carona, in Valle Brembana.
Il progetto ha aperto le iscrizioni fino a mercoledì 28 agosto e si propone di abbattere le barriere fisiche e psicologiche che limitano l’accesso alla montagna a quanti abbiano una vulnerabilità, offrendo un’opportunità unica: vivere la natura in prima persona.
Per prendervi parte è sufficiente inviare una mail a: arch.pievani@gmail.com.
Dal suo esordio nel 2021, “Una montagna per tutti” ha visto una crescita costante di adesioni.
Inizialmente, infatti, il progetto era riservato esclusivamente a persone che avessero subito amputazioni, al fine di consentire loro di percorrere i sentieri montuosi della bergamasca e per comprendere le difficoltà e le sfide che questi sentieri potevano rappresentare per quanti avessero una fragilità.
Oggi, l’iniziativa è giunta ad includere persone con una varietà di abilità motorie, sino ad offrire loro un’esperienza inclusiva che promuove il contatto con la natura e la creazione di una comunità unita.
Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione con varie associazioni, tra cui SBS (Special Bergamo Sport), la rivista Orobie, il CAI di Bergamo, Coop Lombardia e altre realtà del territorio.
L’evento inizierà alle 7:30 a Carona, punto di partenza per il sentiero verso il rifugio.
I partecipanti con diverse disabilità, tra cui ragazzi con amputazioni, sindrome di Down, cecità ed autismo, affronteranno la salita con l’aiuto dei propri accompagnatori.
Per chi è in carrozzina, saranno messi a disposizione fuoristrada, che copriranno gran parte del percorso, per poi proseguire con l’uso della joëlette, una speciale sedia da escursione a una ruota, che permette di superare i terreni più scoscesi ed accidentati.
Qual è l’obiettivo di questa iniziativa?
“La disabilità non è una diversità, ma un modo differente di vivere e comprendere la vita” – afferma Alessandro Colletta, uno dei promotori del progetto -.
È questo lo spirito guida dell’iniziativa, che mira a stimolare il desiderio di mettersi alla prova in un contesto naturale, superando barriere mentali e fisiche e favorendo il cambiamento delle proprie abitudini”.
La giornata si concluderà con un pranzo comunitario presso il rifugio ed un momento di confronto per raccogliere impressioni e commenti sull’esperienza, oltre alla visione in anteprima del docufilm “Ho cambiato passo”, ispirato all’edizione dello scorso anno.
Qual è il valore di queste esperienze?
“L’importanza di queste esperienze – sottolinea Denis Bonetti, presidente di SBS – è fondamentale per capire meglio le necessità di ogni partecipante e per creare nuove opportunità di inclusione.
L’obiettivo è anche quello di formare un nuovo gruppo che possa partecipare a progetti futuri di più ampio respiro”.
Qual è l’importanza di un evento come questo, giunto alla sua quarta edizione?
“Questa iniziativa rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra il settore del volontariato e quello cooperativo, promuovendo uno sviluppo sostenibile e l’inclusione sociale” – sostiene Giorgio Sfreddo di Coop Lombardia – .
Vincenzo Lolli, del CAI, Centrale di allarme interbancaria di Bergamo, ricorda inoltre, l’impegno storico del medesimo istituto verso l’accompagnamento in montagna di persone con disabilità, segnalando l’importanza di continuare a costruire una rete solida di supporto e collaborazione per rendere la montagna un luogo accessibile a tutti.
“Una montagna per tutti” rappresenta molto più di un semplice evento; è un simbolo di come la montagna possa diventare uno spazio inclusivo e accessibile, dove le differenze vengono valorizzate e non limitate.
La collaborazione tra diverse associazioni, enti locali e aziende dimostra che, con il giusto impegno e dedizione, è possibile creare esperienze che abbiano un impatto positivo su tutta la comunità.
Le montagne della bergamasca, così come altri luoghi naturali, possono diventare spazi aperti a tutti, promuovendo non solo la partecipazione attiva delle persone con difficoltà, ma anche un cambiamento culturale nella percezione della disabilità stessa.
Il successo di “Una montagna per tutti” è un segnale chiaro che l’inclusività può e deve essere un pilastro fondamentale nella promozione del territorio e nello sviluppo di iniziative future.
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